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Trattamento del tremore tramite Ultrasuoni focalizzati (FUS)

Macchinario ultrasuoni focalizzati Macchinario ultrasuoni focalizzati

Al Convegno "Malattia di Parkinson nella Regione Piemonte" dell'11 Aprile 2019, il Prof. Lopiano ha illustrato una nuova metodica per il trattamento del tremore nel Parkinson...

 Ultrasuoni focalizzati guidati tramite risonanza magnetica
(mrg-fus)

 

Che cos'è la FUS?

Negli ultimi anni è stata introdotta una nuova procedura per il trattamento del tremore: la lesione di un piccolo nucleo implicato nella genesi del tremore (nucleo Ventrale intermedio mediale (Vim) del talamo). La lesione viene ottenuta tramite ultrasuoni focalizzati sotto guida della Risonanza Magnetica (MR-guided Focused Ultra-Sound o MRgFUS).

Si tratta di una procedura lesionale indicata per il trattamento del tremore essenziale e di casi selezionati di tremore parkinsoniano resistenti al trattamento farmacologico. Attualmente la procedura viene eseguita solo da un lato, quello più affetto dal tremore; la lesione bilaterale non è ancora eseguita perché non esistono dati relativi alla sua sicurezza.

Come si svolge l'Intervento?

Il trattamento dura in media 4-5 ore, durante le quali il paziente è in posizione supina all'interno della risonanza magnetica con un casco stereotassico simile a quello utilizzato per gli interventi di DBS; i pazienti devono collaborare attivamente (viene eseguita solo un'anestesia locale in alcune fasi della procedura) per eseguire il fondamentale monitoraggio neurologico durante l’esecuzione della procedura. Il monitoraggio è fondamentale per stabilire l’entità e la precisione della lesione del target.

Per chi è indicata?

Tale procedura è indicata nei pazienti affetti da tremore essenziale e parkinsoniano nei casi in cui il tremore sia grave, con ripercussioni sulle attività della vita quotidiana, e sia resistente alla terapia farmacologica.
Gli studi finora pubblicati indicano che la riduzione media del tremore è di circa il 60% con un rischio di complicanze sufficientemente basso (disturbi dell’equilibrio, del cammino, della sensibilità). Tuttavia, la MRgFUS è una tecnica relativamente recente e i dati di follow-up sono abbastanza limitati. Finora non sono stati riportati in letteratura casi di ricomparsa del tremore a distanza di tempo dall’intervento di MRgFUS, anche se non è possibile escluderlo completamente.

Nei pazienti parkinsoniani la MRgFUS è indicata in casi molto selezionati poiché il trattamento agisce esclusivamente sul tremore e non è efficace sulla bradicinesia, sulla rigidità, sulle fluttuazioni motorie (fenomeni on-off), sulle discinesie e sui disturbi della deambulazione.

Quali sono i principali vantaggi della FUS?

I vantaggi principali di tale metodica sono legati alla scarsa invasività; non è infatti necessario eseguire un foro di trapano a livello della scatola cranica, nè praticare un'anestesia generale. La procedura viene eseguita all’interno di una Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) e, monitorando strettamente le dimensioni della lesione, l’effetto clinico e gli eventuali effetti collaterali, viene eseguita, mediante fasci di ultrasuoni focalizzati, una piccola lesione a livello del nucleo talamico, migliorando il tremore nel lato controlaterale al trattamento.

Quali sono le possibili complicanze della FUS?

I pazienti, inoltre, come per le altre procedure interventistiche, devono essere accuratamente selezionati da un team di neurologi esperti in Parkinson e Disturbi del Movimento, facendo attenzione non solo alle indicazioni ma anche alle controindicazioni. Le principali controindicazioni sono rappresentate da: malattie internistiche rilevanti, malattie cardiovascolari gravi, malattie cerebrovascolari di recente insorgenza, decadimento cognitivo, disturbi psichiatrici, crisi epilettiche recenti. Non devono inoltre essere presenti condizioni che impediscano di eseguire una Risonanza Magnetica (per esempio: pacemaker, protesi metalliche). La presenza di terapia anti-aggregante o anti-coagulante è un altro aspetto che deve essere valutato con molta attenzione.

I principali rischi sono causati dall’edema cerebrale, che può manifestarsi nell’immediato periodo post-operatorio e, a volte, durare fino a 3 mesi. Durante questo periodo potrebbero comparire effetti collaterali transitori come disturbi del linguaggio e del cammino. In alcuni casi (poco frequenti in base agli studi finora eseguiti) tali effetti collaterali possono persistere configurando delle vere e proprie complicanze.

 

Articolo a cura del Prof. Lopiano, Professore ordinario di Neurologia, Direttore S.C. Neurologia 2U
presso AOU Città della Salute e della Scienza di Torino (Ospedale Molinette)

 

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