Farmaci e terapie
1) Quando sarà disponibile l’Opicapone in Italia?
Settembre – Ottobre.
2) Quando è utile l’utilizzo della Cannabis nella cura della Malattia di Parkinson?
Attualmente non esistono degli studi che dimostrino scientificamente l’efficacia della cannabis nella M. di Parkinson. E’ poi bene operare delle distinzioni all’interno dello stesso concetto di cannabis, poiché esistono alcune sostanze con effetti diversi: ad esempio, il tetraidrocannabinolo che è la componente con effetti psicotropi non favorirebbe la neuroprotezione, anzi accelererebbe il processo di neurodegenerazione, mentre il principio maggiormente presente nella cannabis, il cannibidiolo, potrebbe avere degli effetti terapeutico.
3) Perché vi è un’eccessiva prescrizione di farmaci a fronte di una situazione di cronicità?
Ciascun medico di Medicina Generale ha l’obbligo di prescrivere solo un certo quantitativo di farmaci al malato di Parkinson.
4) Informazioni sul Dispositivo Gondola. Perché non viene prospettata al malato?
Sovente questa terapia non viene prospettata al paziente a causa del rapido termine dei suoi benefici, ovvero pochi giorni o settimane. Inoltre, il dispositivo Gondola, sarebbe indicato solo in pazienti con “freezing”, e anche in questo caso, esistono dei miglioramenti che sembrerebbero però svanire molto velocemente.
5) Cerotto di Rotigotina, come funziona?
È un cerotto che permette la somministrazione di un dopaminoagonista, la Rotigotina, farmaco utile a ridurre la rigidità, il tremore, la bradicinesia e anche alcuni sintomi non motori. È una forma di somministrazione che consente un assorbimento del farmaco più regolare.
6) Cellule staminali: quali sono i giovamenti nel trattamento dei Parkinsoniani?
Attualmente vi è stata una frenata nella ricerca sulle staminali per la cura della M. di Parkinson, a seguito della scoperta che anche i neuroni trapiantati possono ammalarsi, come se ci fosse una proteina anomala responsabile della degenerazione dei neuroni “sani”. Tuttavia, la sperimentazione in Europa e nel mondoè attivissima in tal ambito.
7) L’analisi genica può aiutare a migliorare la terapia? Come?
L’analisi genica può aiutare a migliorare la terapia, poiché grazie a una maggiore comprensione dei meccanismi molecolari che portano alla neurodegenerazione nella M. di Parkinson sarà possibile sviluppare nuovi farmaci che possano interagire con questi e bloccarli. Tutto ciò condurrebbe all’implementazione di farmaci che non sarebbero più solo sintomatici, ma in grado di rallentare la progressione di malattia. Inoltre, gli studi genetici sulla M. di Parkinson consentiranno di avere un’idea più chiara di quale sarà la prognosi della persona che ne è affetta, oltre a concedere la possibilità di individuare terapie di neuroprotezione, attualmente ancora non esistenti.
8) Che gravità deve avere il Parkinson per usufruire della rTMS? Viene già utilizzata a Torino?
Viene utilizzata soprattutto per le discinesie, anche a Torino; i vari studi non sono ancora definitivi sulla reale efficacia.
Assistenza al malato e alla famiglia
1) Si sta prestando attenzione alla necessità di mobilità assistita dei malati nella quotidianità in caso di scarse possibilità finanziare dei singoli nuclei familiari?
Odiernamente il Piano Nazionale della Cronicità della Regione Piemonte sta immaginando in futuro di dare la possibilità di accedere a trattamenti ad alto costo a tutta la popolazione, che darebbe la possibilità di raggiungere l’universalismo delle cure.
2) Piano Nazionale della cronicità: necessità di identificare un percorso più facile dal punto di vista burocratico per le varie necessità del malato es. richiesta scarpe e plantari, permesso parcheggio, biglietto bus… Quali sono le prospettive concrete?
Il Piano Nazionale della Cronicità della Regione Piemonte per dare risposte concrete ai bisogni della popolazione sta tentando di definire un modello di comando unico fra Territorio, Sistema Sanitario Nazionale e Servizi Sociali, così che vi sia una presa in carico comune e coordinata del paziente.
3) A distanza di più di un anno dall’inaugurazione cosa è cambiato nel Centro Regionale Parkinson?
L’ambulatorio innanzitutto funziona tutti i giorni (dal lunedì al venerdì), eoffre ai pazienti la garanzia di entrare in contatto sempre con lo stesso medico. È stato poi acquisito un genetista medico,una neuropsicologa clinica che lavora esclusivamente per il Centro sia per le valutazioni neuropsicologiche, sia per la terapia di supporto psicologico. Sono stati poi avviati dei percorsi di riabilitazione all’interno delle Molinette, soprattutto per i pazienti con gravi alterazioni posturali. L’interazione con la Regione è positiva, soprattutto per ciò che concerne il Piano Nazionale della Cronicità.
Cronicità
1) Esiste un centro diurno per un giorno di riposo/occasione di socializzazione?
Attualmente i finanziamenti pubblici non sono stati elargiti per simile progetto, sebbene l’Associazione Amici Parkinsoniani Piemonte in futuro speri di potervi dare risposta, con modici costi.
2) Il piano regionale cronicità prevede una formazione adeguata per i medici di base in modo che possano indirizzare correttamente il paziente?
Il Piano Nazionale della Cronicità della Regione Piemonte per l’effettiva realizzazione dei propri obiettivi sta immaginando una formazione dei medici di base sulla M. di Parkinson e le altre malattie neurologiche per indirizzare e riorientare il paziente ai diversi servizi e specialisti.
Sintomatologia
1) Il reparto del Prof. Lopiano può occuparsi/curare contemporaneamente la depressione e la senilità del malato di Parkinson?
Il Centro regionale Parkinson guidato dal Prof. Lopiano ha a propria disposizione una neuropsicologa clinica/psicoterapeuta che lavora esclusivamente per il Centro sia per le valutazioni neuropsicologiche, sia per la terapia di supporto psicologico del malato di Parkinson e dei suoi caregiver.
2) Quali sono le possibili cure per l’eccessiva salivazione con relativo accumulo salivare in gola e cattiva respirazione (in particolare notturna?)
Ci sono delle possibilità terapeutiche per quanto concerne la scialorrea, ovviamente solo dopo aver valutato l’entità del disturbo. Se il problema è di modesta entità durante le ore diurne si può tentare con l’utilizzo delle gocce di Laroxyl, se invece il disturbo è fortemente invalidante si può fare ipotizzare un trattamento con tossina botulinica, che consiste nell’inoculare sotto controllo ecografico delle piccole dosi di tossina nelle ghiandole salivari, così da ridurre la produzione di saliva.
3) È possibile osservare i segni della malattia anche molti anni prima che insorga (20 anni)? Quanto influisce sull’andamento della malattia una diagnosi precoce?
La M. di Parkinson inizia lentamente, e la diagnosi viene effettuata solo quando il paziente presenta sintomi quali tremore, bradicinesia, rigidità. È possibile che la malattia si presenti anche molto tempo prima, ma in maniera del tutto asintomatica dal punto di vista motorio. A tal riguardo, possono essere importanti sintomi prodromici, ovvero segni che fanno parte della M. di Parkinson, non correlati ai disturbi del movimento, ma che li precedono come stipsi, disturbi del sonno e anosmia. Identificare la M. di Parkinson il prima possibile può sicuramente essere utile, per utilizzare precocemente terapie neuroprotettive.
4) Problemi a rimanere svegli conseguenti alla malattia di Parkinson: esiste una terapia per prevenire-curare-limitare i danni?
Molto spesso la sonnolenza nella M. di Parkinson è un problema conseguente a un cattivo riposo notturno e/o alla terapia farmacologica. Non esistono cure specifiche che antagonizzino la sonnolenza, ma bisogna valutare caso per caso quali siano le cause e attuare provvedimenti d’igiene del sonno oppure farmacologici.
Ereditarietà - fattori ambientali
1) Qualè la probabilità che parenti di primo grado di un paziente sviluppino la Malattia di Parkinson?
L’ereditarietà della M. di Parkinson è bassa. Il rischio della popolazione generale di contrarre la malattia è legato al fattore età. Circa l’1% delle persone intorno a circa 65 anni ha la M. di Parkinson. I parenti di 1° grado (fratelli, sorelle, figli) di questi individui hanno un rischio di contrarre la patologia intorno al 3%.
2) Quali fattori ambientali possono influire sullo sviluppo della malattia?
Non è ancora chiaro il ruolo dei fattori ambientali; sembra possano avere un ruolo in soggetti predisposti erbicidi e pesticidi.
Al seguente LINK è possibile visionare gli report completo del Convegno.